Per vincere la sfida dell’Industria 4.0 bisogna essere competitivi e stare al passo con innovazione e tecnologia. Solo con una formazione e un aggiornamento adeguati è possibile, vediamo come.
Sentiamo parlare sempre più spesso di “Competenze digitali”, ma cosa sono e come possono contribuire a migliorare l’economia del nostro Paese. I dati ci dicono che è il momento di cambiare il passo. Il tema, infatti, rappresenta una criticità per il sistema Paese, ecco perché negli ultimi anni il Governo ha messo in campo misure per incentivare la formazione dei dipendenti in ottica 4.0 e agevolare la digitalizzazione nelle aziende. Con il credito d’imposta, noto come Bonus Formazione 4.0, le imprese hanno la possibilità allinearsi agli standard europei e contribuire a cambiare la situazione facendo guadagnare posizioni all’Italia nel Digital Economy and Society Index (Desi).
Desi 2020, Italia terzultima per competenze digitali tra i Paesi dell’Ue 28
I risultati dello sforzo in termini di digitalizzazione affrontato da imprese e lavoratori, ma anche PA e studenti, durante la pandemia si misurano il prossimo anno. Intanto, la nuova edizione del Digital Economy and Society Index (DESI), che misura anche il livello di maturità degli Stati europei, è una vera e propria doccia fredda per l’Italia.
Tra i 28 Paesi Membri dell’UE, infatti, il nostro paese si colloca al terzultimo posto in tema di digitalizzazione e competenze digitali, con un punteggio pari a 43,6 (rispetto al dato UE del 52,6). Un passo indietro rispetto all’anno precedente, quando l’Italia aveva raggiunto il 23º posto (punteggio del 41,6 a fronte del dato UE del 49,4). Ma il punto dolente è quello relativo all’indicatore “Capitale umano” (punteggio 32,5 a fronte del dato europeo del 49,3): rispetto alla media UE, in Italia i livelli di competenze digitali di base e avanzate “molto bassi”, risultano ulteriormente aggravati da un numero pressoché esiguo di specialisti e laureati nel settore ICT “molto al di sotto della media UE”, nonostante l’incremento quantitativo di servizi e-Gov. Va meglio sul fronte della “Connettività”, dove l’Italia registra un punteggio di 50,0 (vicino al dato europeo del 50,1). Lontana dalla media Ue la diffusione della banda larga fissa ad almeno 100 Mbps, che si attesta al 13% nel 2019. La copertura delle reti NGA ha raggiunto l’89% superando la media UE pari all’86%, ma per quella ultra-larga VHCN si registra un 30% a fronte di una media UE al 44 per cento.
Il Capitale Umano visto da vicino: solo il 22% possiede competenze digitali avanzate
In Italia, secondo le rilevazioni europee, solo il 42% delle persone di età compresa tra i 16 e i 74 anni possiede almeno competenze digitali di base (rispetto al 58% nell’UE). Il 22% dispone di competenze digitali superiori a quelle di base (a fronte del 33% nell’UE). Gli specialisti ICT sono sotto la media UE e solo l’1% è in possesso di una laurea in discipline ICT. Le donne rappresentano l’1% del numero totale di specialisti ICT (a fronte della media UE dell’1,4%). Preoccupano i dati relativi al digital divide: il 17% degli italiani non ha mai utilizzato Internet (quasi il doppio della media UE). Sul fronte delle imprese emerge che: il 22% utilizza i social media (media UE del 25%), il 15% si avvale di servizi cloud (a fronte della media UE del 18%) e il 10% delle PMI italiane vende online (media UE del 18%).
Formazione trasversale e competenze digitali.
Lo scenario che emerge dall’indice europeo preoccupa per la competitività delle imprese e ancor di più per la capacità di inclusione dei cittadini. Sono diverse le misure che il Governo sta mettendo in campo per cercare di colmare il gap con il resto d’Europa, tra queste il programma Repubblica Digitale, che si propone di
- potenziare le competenze digitali di base;
- promuovere il miglioramento delle competenze e la riqualificazione della forza lavoro;
- sviluppare le competenze in materia di TIC e tecnologie emergenti.
Una vera e propria strategia nazionale per le competenze digitali, colonna portante della nuova società. Una necessità che nel New Normal dell’era post-Covid19 assume un’importanza ancora maggiore. Queste competenze, che devono essere frutto di una formazione trasversale, diventano il vero asset sul quale costruire il futuro economico e sociale del Paese.
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Bonus Formazione 4.0 per imprese.
Quali scenari si aprono oggi per imprese e PMI? È innegabile che la pandemia ha prodotto un’accelerazione alla digitalizzazione. Ma i risultati di questo balzo in avanti saranno misurabili solo all’inizio del 2021. Molte imprese, molti lavoratori e anche molti studenti si sono trovati a fare i conti con nuove modalità e nuovi strumenti di lavoro: digitali, interattivi, innovativi. Un’adozione spesso improvvisata, ma se c’è una lezione che il Coronavirus lascia dietro di sé è: mai farsi trovare così impreparati. È il momento di investire sulle competenze digitali e le imprese sono le prime a doverlo fare, trasformandosi in un traino per la scalata della classifica. Va in questa direzione, ad esempio, anche il potenziamento del Credito d’imposta Formazione 4.0, previsto dal Decreto Rilancio e le diverse misure disposte dal Piano Transizione 4.0.
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