Il 2022 è l’anno degli investimenti al Sud, tra le misure già previste dalla legge di Bilancio e la ripartizione delle risorse previste per la ripresa del paese in seguito all’emergenza sanitaria, le aziende del Sud potranno beneficiare di numerose risorse per gli investimenti in innovazione e digitalizzazione.
Il Sud vive da troppi anni in condizioni di persistente emergenza sociale, questo a causa degli effetti della Grande recessione (2008-2014). Nel triennio successivo si è registrata una ripresa, seppure in linea con il resto del Paese, molto distante dalla media Ue e dall’Eurozona, che non ha consentito un pieno recupero produttivo e occupazionale.
I livelli di attività economica nel Mezzogiorno risultano troppo bassi, aggravati dalla fuoriuscita migratoria di massa, in particolare delle nuove generazioni, anche delle componenti più qualificate, fenomeno allarmante per le prospettive future dell’area.
Ridurre i divari tra cittadini e tra territori del Mezzogiorno non è solo la priorità nazionale, ma è la vera opportunità per riavviare uno sviluppo forte e durevole, così da tornare a investire, attivando potenziali di crescita e innovazione inespressi e creando opportunità di lavoro, in particolare per i giovani e per le donne.
Piano Sud 2030, di cosa si tratta
Il recupero di questo lungo processo di disinvestimento ha bisogno di un percorso di rilancio degli investimenti pubblici e privati al Sud in una prospettiva decennale: ecco perché nasce il Piano Sud 2030. Si tratta di un’azione pubblica di investimento per le regioni del Sud da sviluppare nell’arco di un decennio: un tempo congruo alla programmazione e una portata finanziaria ampia per gli interventi, per evitare il ricorso continuo a riprogrammazioni. E, tuttavia, per prendere corpo, il Piano ha bisogno di un’immediata mobilitazione di risorse.
Scarica il documento del Piano Sud 2030.
Obiettivi e investimenti del Piano Sud 2030
Obiettivo del Piano Sud 2030 è una massimizzazione dell’impatto delle misure previste nella Legge di Bilancio, che consenta di incrementare gli investimenti pubblici nel Mezzogiorno, senza gravare di maggiori oneri la finanza pubblica, agendo sul riequilibrio della spesa ordinaria e l’accelerazione della spesa aggiuntiva, sia in termini di competenza che di cassa. Tutto questo sarà possibile con:
- il riequilibrio delle risorse ordinarie, con l’effettiva applicazione della clausola del 34%, rafforzata dalla Legge di Bilancio 2020. La nuova norma stabilisce che «ogni ripartizione di fondi, comunque denominati, finalizzati alla crescita o al sostegno degli investimenti da assegnare sull’intero territorio nazionale che non abbiano criteri o indicatori di attribuzione», deve essere disposta ex ante in conformità all’obiettivo di destinare agli interventi nel territorio delle otto regioni meridionali un volume complessivo di stanziamenti ordinari in conto capitale almeno proporzionale alla popolazione di riferimento.
- il recupero della capacità di spesa della politica nazionale di coesione (FSC). Per intensificare la spesa in conto capitale nel Mezzogiorno, è necessario riattivare il braccio nazionale delle politiche di coesione, sostanzialmente inutilizzato negli ultimi anni. La capacità di utilizzo del Fondo Sviluppo e Coesione (FSC) ha subito infatti, negli ultimi anni, un drastico ridimensionamento. La Legge di Bilancio 2020 modifica, a tal proposito, i meccanismi di riprogrammazione, al fine di accelerare la capacità di spesa delle amministrazioni, centrali e regionali.
- Il miglioramento dell’attuazione della programmazione dei Fondi SIE. La politica di coesione europea è da molti anni l’unico ancoraggio stabile per le politiche pubbliche nel Mezzogiorno, a fronte del disinvestimento dello Stato. E, tuttavia, l’attuazione della programmazione dei Fondi Strutturali e di Investimento europei (SIE) va incontro a un progressivo indebolimento. Per questo, è necessaria una riforma dell’ACT per affrontare i problemi strutturali dell’attuazione dei Fondi SIE.
PNRR: 82 miliardi per il Sud
Il Piano di rilancio presentato alla Commissione Europea prevede per il Sud circa 82 miliardi, pari al 40% delle risorse territorializzabili (che sono pari a 206 miliardi).
Le risorse saranno ripartite con l’obiettivo di ridurre il divario territoriale in investimenti su sei missioni principali:
- Digitalizzazione, innovazione, competitività
- Rivoluzione verde e transizione ecologica
- Infrastrutture per la mobilità sostenibile
- Istruzione e ricerca
- Inclusione e coesione
- Salute
Leggi anche: Recovery Plan: a che punto siamo?
Nuovo Piano Nazionale Transizione 4.0.
Per la ripartenza del Paese, lo Stato ha sviluppato un nuovo Piano Nazionale Transizione 4.0, una politica industriale italiana incentrata su inclusione e sostenibilità, primo mattone su cui si fonda il Recovery Fund italiano. L’investimento previsto, consiste in circa 24 miliardi di euro per una misura che diventa strutturale e che vede il potenziamento di tutte le aliquote di detrazione e un importante anticipo dei tempi di fruizione.
Gli obiettivi fondamentali sono:
- stimolare gli investimenti privati;
- dare stabilità e certezze alle imprese con misure che hanno effetto da novembre 2020 a giugno 2023.
Le misure previste dal nuovo Piano Nazionale Transizione 4.0 sono:
- Credito d’imposta per investimenti in Beni Strumentali con maggiorazione dei tetti e delle aliquote.
- Credito d’imposta Ricerca, Sviluppo, Innovazione e Design con incremento delle aliquote.
- Proroga credito d’imposta Formazione 4.0.
Inoltre, va segnalato che le aliquote Ricerca e Sviluppo sono differenti per le imprese situate:
- al Sud: Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia, Sardegna e Sicilia;
Bonus Investimenti Sud
Con la Legge di Bilancio 2021 è stata prorogata l’agevolazione Bonus Investimenti Sud fino al 31 dicembre 2022. Essa prevede il riconoscimento di un credito d’imposta a favore delle imprese che acquistano beni strumentali nuovi, destinati a strutture produttive ubicate nelle regioni Campania, Puglia, Basilicata, Calabria, Sicilia, Molise, Sardegna e Abruzzo.
Leggi anche: Bonus Investimenti Sud 2021, proroga per altri due anni
Cumulabilità del Bonus Sud con il Credito per i Beni Strumentali
Il MiSE ricorda che già l’iper ammortamento era stato considerato cumulabile con il Bonus Sud, per tale ragione, essendo il credito d’imposta Beni Strumentali una agevolazione analoga all’iperammortamento, gode dello stesso trattamento, è può, quindi, essere cumulato con il Bonus Sud. La cumulabilità è consentita solo a patto che non si superi il 100% del costo sostenuto con l’investimento.
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